Storia

 

Non è una malattia recentissima: le prime segnalazioni risalgono al 1929 anche se bisogna attendere gli anni ’43 e ’44 perché il sig. Waldenström capisse che le crioglobuline erano proteine.

Il 1966 vede una importante pubblicazione di due studiosi, Meltzer e Franklin, che cominciarono a raccogliere un gruppo numeroso di casi e a descrivere le caratteristiche dei disturbi derivanti dalla presenza di crioglobuline: definirono cioè la sindrome crioglobulinemica, ossia il quadro clinico che permette al medico di sospettare la presenza delle crioglobuline.

Pochi anni più tardi si fece un ulteriore passo in avanti grazie al dott. Brouet (1972) che classificò tre tipi di crioglobulinemie: quelle singole, tipo I, le più rare, dove è la singola molecola che crioprecipita, avendo caratteristiche fi sico-chimiche particolari, e le crioglobulinemie miste, molto più frequenti, dove si forma quell’immunocomplesso, di cui abbiamo accennato, che precipita al freddo e che possono essere di tipo II o III, a seconda della qualità dell’ immunoglobulina-fattore reumatoide, che ha reagito con il complesso anticorpo/agente infettivo.

Nonostante moltissimi studi compiuti negli anni successivi, bisogna arrivare a tempi molto recenti per trovare qualche novità sostanziale.

Gli anni successivi sono stati infatti impiegati per capire e studiare meglio quello che già era stato detto, per verificarlo ed estendere il numero delle osservazioni, e soprattutto per accorgersi che la malattia non è poi rara come sembra; nell’area mediterranea è più frequente rispetto agli altri paesi ed è per questo che i centri di studio italiani in particolare hanno apportato molti contributi interessanti anche internazionalmente.

Negli anni ’80 si è cominciata a chiarire la natura della malattia, ma ancora nulla sembrava identificarne la causa, fino a che - un po’ per caso - nel 1990 è emersa la prima segnalazione dell’associazione con il Virus C dell’epatite, che in breve è stata confermata ed ha segnato tutta la ricer-ca attualmente in corso e probabilmente anche quella del futuro, in quanto il virus C appare essere il responsabile dell’innesco dei fenomeni che portano alla crescita di particolari ceppi di linfociti che producono le crioglobuline. Questo almeno nell’80-90 % dei casi.