In molti pazienti la presenza delle crioglobuline condiziona in modo molto marginale lo stato di benessere e la capacità lavorativa. Le manifestazioni purpuriche interferiscono esteticamente, ma non costituiscono un problema medico rilevante. Le artralgie possono essere più o meno importanti, come l’astenia ed i dolori nevritici, ma l’an-damento capriccioso e fluttuante dei segni clinici consente periodi di benessere intervallati in modo diffi cilmente prevedibile con altri più problematici.
In ogni caso solo raramente l’entità dei disturbi è tale da menomare sostanzialmente l’attività, ed il decorso non è progressivo, né invalidante. Alcuni problemi, come l’interessamento renale o le riacutizzazioni severe, vanno trattate, e possono essere superate, con il ripristino della situazione antecedente.
L’esecuzione periodica di alcuni esami è utile per migliorare il giudizio di attività, e quindi la prognosi a breve termine e le strategie terapeutiche. La presenza di crioglobuline è da considerarsi il segnale di un’anormalità della risposta immunitaria che, come abbiamo già detto, può essere secondaria ad una malattia ancora non diagnosticata.
In questi casi, la defi nizione diagnostica è necessaria per porre una prognosi, cioè una previsione sostanzialmente credibile, dell’evoluzione, dei rischi, di ciò che potrà succedere in futuro. Nel caso in cui non si possa dimostrare la presenza di altre malattie a monte (vedi sopra), la prognosi è condizionata solo dalle manifestazioni cliniche dipendenti dalla crioglobulinemia, e dalla presenza del virus C.